
Alternanza scuola-lavoro: è davvero un trampolino per il futuro?
- Nell'anno scolastico 2018-2019, l'89% degli studenti ha partecipato all'alternanza.
- Nel 2022, la morte di Lorenzo Parelli ha riacceso i riflettori sulla sicurezza.
- La percentuale di studenti partecipanti è scesa al 64,2% causa pandemia.
L’alternanza scuola-lavoro sotto accusa
Nel panorama dell’istruzione italiana, il modello dell’alternanza scuola-lavoro, oggi formalmente designato come “Formazione Scuola-Lavoro”, si trova al centro di un acceso dibattito. Originariamente concepito come ponte tra il mondo accademico e il tessuto produttivo, questo approccio pedagogico, che prevede l’immersione degli studenti in contesti lavorativi reali, si confronta con una crescente ondata di critiche. Il cuore del problema risiede in un divario sempre più evidente tra le aspettative generate da questi programmi e la loro effettiva capacità di orientare i giovani verso carriere professionali appaganti e in sintonia con le loro ambizioni. Numerose voci si levano per denunciare un sistema che, anziché promuovere l’inserimento qualificato nel mondo del lavoro, sembra generare disorientamento e frustrazione tra gli studenti.
Le testimonianze raccolte delineano un quadro preoccupante. Studenti che, pur avendo partecipato a stage e corsi professionalizzanti, si sentono smarriti, privi di una direzione precisa per il proprio futuro. Il contrasto tra le promesse di un’esperienza formativa e la realtà di mansioni ripetitive e demotivanti è stridente. Molti giovani lamentano la mancanza di un orientamento adeguato, che li guidi nella scelta del percorso più adatto alle loro inclinazioni e potenzialità. Altri denunciano la scarsa qualità degli stage, spesso caratterizzati da attività marginali e poco significative.
La situazione è ulteriormente aggravata da una disconnessione tra le competenze acquisite durante l’alternanza scuola-lavoro e le reali esigenze del mercato del lavoro. In un contesto economico in rapida evoluzione, dove nuove professioni emergono e le competenze richieste si trasformano costantemente, il rischio è quello di formare figure professionali obsolete, incapaci di affrontare le sfide del mondo del lavoro contemporaneo. Il sistema, nato dalla “Buona scuola” del 2015, ha cambiato nome nel corso degli anni, ma i problemi strutturali permangono. La morte di Lorenzo Parelli, avvenuta durante uno stage nel 2022, ha tragicamente riacceso i riflettori sulla sicurezza e sulla qualità di questi percorsi.
Le statistiche, benché parziali, offrono uno spaccato della diffusione di questo modello. Nell’anno scolastico 2018-2019, l’89% degli studenti dell’ultimo anno ha partecipato a percorsi di alternanza, una percentuale scesa al 64,2% l’anno successivo a causa della pandemia. Sebbene la maggior parte degli studenti svolga questi percorsi in collaborazione con imprese, permangono dubbi sulla reale efficacia di tali esperienze. Come emerge dalle voci degli studenti, la preparazione all’inserimento nel mondo del lavoro non è adeguata alle loro aspettative.
Le criticità del sistema sono molteplici: difficoltà nel reperire aziende disposte ad accogliere studenti, mansioni svolte spesso lontane dal percorso di studi, mancanza di tutele e di un’adeguata formazione sulla sicurezza. Non mancano, tuttavia, voci a favore dell’alternanza scuola-lavoro, che sottolineano l’importanza di un’esperienza pratica per completare la formazione teorica. Il dibattito è aperto e la ricerca di soluzioni è in corso.
Orientamento inadeguato: la bussola smarrita degli studenti
Uno dei nodi cruciali nell’analisi dei percorsi professionalizzanti falliti è rappresentato dalla carenza di un orientamento efficace. Troppo spesso, gli studenti vengono indirizzati verso esperienze lavorative senza una solida base di consapevolezza delle proprie attitudini, passioni e obiettivi professionali. Questo deficit di orientamento trasforma l’alternanza scuola-lavoro in un’esperienza casuale, priva di una direzione precisa e incapace di generare un reale valore aggiunto per il futuro del giovane.
Le conseguenze di un orientamento inadeguato sono molteplici. Innanzitutto, si assiste a una dispersione di energie e risorse in attività che non corrispondono agli interessi dello studente. Un esempio emblematico è quello di Anna, studentessa di un liceo linguistico, che si è ritrovata a svolgere mansioni di commessa in un negozio, senza alcuna possibilità di mettere in pratica le proprie competenze linguistiche. Esperienze di questo tipo, anziché alimentare la passione per lo studio e la motivazione a intraprendere una carriera specifica, generano frustrazione e disinteresse.
Inoltre, la mancanza di un orientamento adeguato impedisce allo studente di sviluppare una visione chiara del proprio futuro professionale. Senza una bussola che indichi la direzione da seguire, il rischio è quello di vagare senza meta nel mare magnum del mondo del lavoro, accumulando esperienze frammentarie e poco significative. La difficoltà nel trovare stage coerenti con il percorso di studi è un problema largamente diffuso. Molti studenti si ritrovano a svolgere attività marginali, che non richiedono competenze specifiche e che non offrono una reale opportunità di crescita professionale.
La riforma dell’istruzione tecnica, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 7 aprile 2025, rappresenta un tentativo di affrontare queste criticità, ma resta da vedere se le misure adottate saranno sufficienti a garantire un orientamento più efficace e personalizzato. È necessario investire in percorsi di orientamento che coinvolgano attivamente gli studenti, aiutandoli a scoprire i propri talenti, a definire i propri obiettivi e a individuare le opportunità professionali più adatte alle proprie caratteristiche. Solo in questo modo sarà possibile trasformare l’alternanza scuola-lavoro da un’esperienza spesso deludente in un trampolino di lancio verso un futuro di successo.
Un altro aspetto da considerare è il ruolo delle famiglie e delle scuole. Spesso, i genitori non sono adeguatamente informati sulle opportunità offerte dall’alternanza scuola-lavoro e non sono in grado di supportare i propri figli nella scelta del percorso più adatto. Le scuole, a loro volta, devono rafforzare i propri servizi di orientamento, offrendo agli studenti un supporto personalizzato e un’informazione completa sulle diverse professioni e sui percorsi formativi disponibili. L’orientamento non deve essere considerato un’attività marginale, ma un elemento centrale del processo educativo, in grado di influenzare in modo significativo il futuro dei giovani.
Infine, è fondamentale promuovere una cultura dell’orientamento che coinvolga tutti gli attori del sistema: studenti, famiglie, scuole, aziende e istituzioni. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile costruire un sistema di orientamento efficace, in grado di accompagnare i giovani verso scelte consapevoli e responsabili. Il numero di ore dedicate all’alternanza, dalle 200 ore per i licei alle 400 ore per gli istituti professionali, deve essere riempito di contenuti significativi e coerenti con il percorso di studi. Altrimenti, il rischio è quello di trasformare l’alternanza in un mero adempimento burocratico, privo di un reale valore formativo.
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Stage di serie B: quando l’esperienza lavorativa non fa la differenza
Un ulteriore fattore che contribuisce alla crisi dei percorsi professionalizzanti è la qualità spesso insufficiente degli stage offerti agli studenti. Non tutte le esperienze lavorative sono uguali: alcune si rivelano formative e stimolanti, altre si traducono in un’occasione mancata, se non addirittura in un’esperienza demotivante e frustrante. La variabilità della qualità degli stage rappresenta un problema serio, che mina la credibilità dell’intero sistema dell’alternanza scuola-lavoro.
Le cause di questa variabilità sono molteplici. Innanzitutto, la mancanza di un sistema di accreditamento delle aziende che offrono stage. Spesso, le scuole si trovano a dover accettare qualsiasi tipo di offerta, pur di garantire agli studenti il numero di ore previsto dal programma. Questo porta a situazioni in cui i ragazzi vengono inseriti in contesti lavorativi inadatti, dove non hanno la possibilità di mettere in pratica le proprie competenze e di acquisirne di nuove.
Inoltre, la mancanza di un tutor aziendale qualificato e disponibile rappresenta un’altra criticità. Spesso, gli studenti vengono lasciati a sé stessi, senza un punto di riferimento che li guidi e li supporti durante l’esperienza di stage. Questo impedisce loro di apprendere dai professionisti del settore e di sviluppare un network di contatti utili per il futuro. L’assenza di un tutor qualificato trasforma lo stage in un’esperienza solitaria e poco formativa.
Le testimonianze degli studenti sono eloquenti. Molti lamentano di aver svolto mansioni ripetitive e demotivanti, che non richiedevano alcuna competenza specifica e che non offrivano alcuna possibilità di crescita professionale. Altri denunciano la mancanza di un’adeguata formazione sulla sicurezza, che li ha esposti a rischi inutili. Alcuni studenti dell’Istituto Tecnico Agrario hanno avuto esperienze positive lavorando in agriturismo. Tuttavia anche questi hanno imparato molte cose che probabilmente a scuola non avrebbero mai affrontato. Ma anche in questo caso c’è la sensazione che le ore vadano portate a termine, e non di un reale valore aggiunto alla loro formazione.
Per superare queste criticità, è necessario introdurre un sistema di accreditamento delle aziende che offrono stage, basato su criteri di qualità e sicurezza. Le scuole devono selezionare attentamente i contesti lavorativi in cui inserire i propri studenti, privilegiando le aziende che offrono percorsi formativi strutturati e che si impegnano a fornire un supporto adeguato ai ragazzi. È fondamentale garantire che gli stage siano coerenti con il percorso di studi degli studenti e che offrano loro l’opportunità di acquisire competenze utili per il futuro.
Un’altra misura importante è quella di incentivare la presenza di tutor aziendali qualificati, offrendo loro una formazione specifica e un riconoscimento economico per il lavoro svolto. I tutor devono essere in grado di guidare gli studenti, di supportarli nella risoluzione dei problemi e di aiutarli a sviluppare le proprie potenzialità. La presenza di un tutor qualificato trasforma lo stage in un’esperienza di apprendimento significativa e stimolante. È inoltre necessario garantire che gli studenti ricevano un’adeguata formazione sulla sicurezza, che li protegga da rischi inutili e che li renda consapevoli dei propri diritti e doveri. La sicurezza deve essere una priorità assoluta in tutti i contesti lavorativi, soprattutto quando si tratta di giovani studenti alle prime esperienze.

Competenze obsolete: il rischio di un futuro senza lavoro
Il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Le nuove tecnologie, la globalizzazione e i cambiamenti demografici stanno trasformando il panorama professionale a una velocità senza precedenti. In questo contesto, il rischio è quello di formare figure professionali obsolete, incapaci di affrontare le sfide del futuro. L’alternanza scuola-lavoro, se non adeguatamente aggiornata e orientata alle nuove competenze, rischia di diventare un’esperienza inutile, se non addirittura dannosa, per il futuro degli studenti.
Una delle principali criticità è la disconnessione tra le competenze acquisite durante gli stage e le reali esigenze del mercato del lavoro. Molti studenti lamentano di aver svolto mansioni ripetitive e poco stimolanti, che non richiedevano alcuna competenza specifica e che non offrivano alcuna possibilità di crescita professionale. Altri denunciano la mancanza di un’adeguata formazione sulle nuove tecnologie, che sono ormai indispensabili in molti settori.
Per evitare questo rischio, è necessario aggiornare costantemente i programmi di alternanza scuola-lavoro, in modo daRenderli coerenti con le evoluzioni del mercato del lavoro. Le scuole devono collaborare attivamente con le aziende, per individuare le competenze più richieste e per offrire agli studenti una formazione adeguata. È fondamentale investire nella formazione sulle nuove tecnologie, che sono ormai indispensabili in molti settori.
Inoltre, è importante promuovere lo sviluppo di competenze trasversali, come la capacità di risolvere problemi, di lavorare in team, di comunicare efficacemente e di adattarsi ai cambiamenti. Queste competenze sono sempre più richieste dalle aziende e rappresentano un valore aggiunto per il futuro dei giovani. La capacità di adattarsi ai cambiamenti è una competenza fondamentale in un mondo del lavoro in continua evoluzione. Gli studenti devono essere in grado di apprendere nuove competenze, di reinventarsi e di affrontare le sfide del futuro con flessibilità e creatività.
La riforma dell’istruzione tecnica, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 7 aprile 2025, rappresenta un tentativo di affrontare queste criticità, ma resta da vedere se le misure adottate saranno sufficienti a garantire una formazione adeguata alle nuove esigenze del mercato del lavoro. È necessario investire in una formazione continua, che accompagni gli studenti lungo tutto il percorso professionale, offrendo loro l’opportunità di acquisire nuove competenze e di aggiornare quelle esistenti. La formazione non deve essere considerata un’attività una tantum, ma un processo continuo, che dura tutta la vita.
Le statistiche, benché parziali, offrono uno spaccato della diffusione di questo modello. Nell’anno scolastico 2018-2019, l’89% degli studenti dell’ultimo anno ha partecipato a percorsi di alternanza, una percentuale scesa al 64,2% l’anno successivo a causa della pandemia. Sebbene la maggior parte degli studenti svolga questi percorsi in collaborazione con imprese, permangono dubbi sulla reale efficacia di tali esperienze. Come emerge dalle voci degli studenti, la preparazione all’inserimento nel mondo del lavoro non è adeguata alle loro aspettative. Il sistema nato nel 2015 con la “Buona scuola” ha cambiato nome nel corso degli anni, ma i problemi strutturali permangono.
Prospettive future: un nuovo umanesimo per l’alternanza
Di fronte alle criticità emerse, è necessario ripensare radicalmente l’approccio all’alternanza scuola-lavoro, promuovendo un nuovo umanesimo che ponga al centro la persona, con le sue aspirazioni, i suoi talenti e le sue potenzialità. Non si tratta semplicemente di formare lavoratori competenti, ma di educare cittadini consapevoli, capaci di affrontare le sfide del futuro con spirito critico, creatività e responsabilità.
Questo nuovo umanesimo deve tradursi in una serie di azioni concrete. Innanzitutto, è necessario rafforzare l’orientamento, offrendo agli studenti un supporto personalizzato e un’informazione completa sulle diverse professioni e sui percorsi formativi disponibili. L’orientamento non deve essere considerato un’attività marginale, ma un elemento centrale del processo educativo, in grado di influenzare in modo significativo il futuro dei giovani. In questo senso è necessario investire in un sistema di accreditamento delle aziende che offrono stage, basato su criteri di qualità e sicurezza. Le scuole devono selezionare attentamente i contesti lavorativi in cui inserire i propri studenti, privilegiando le aziende che offrono percorsi formativi strutturati e che si impegnano a fornire un supporto adeguato ai ragazzi.
È fondamentale garantire che gli stage siano coerenti con il percorso di studi degli studenti e che offrano loro l’opportunità di acquisire competenze utili per il futuro. Inoltre, è importante incentivare la presenza di tutor aziendali qualificati, offrendo loro una formazione specifica e un riconoscimento economico per il lavoro svolto. I tutor devono essere in grado di guidare gli studenti, di supportarli nella risoluzione dei problemi e di aiutarli a sviluppare le proprie potenzialità.
È necessario aggiornare costantemente i programmi di alternanza scuola-lavoro, in modo da renderli coerenti con le evoluzioni del mercato del lavoro. Le scuole devono collaborare attivamente con le aziende, per individuare le competenze più richieste e per offrire agli studenti una formazione adeguata. Infine, è importante promuovere lo sviluppo di competenze trasversali, come la capacità di risolvere problemi, di lavorare in team, di comunicare efficacemente e di adattarsi ai cambiamenti. Queste competenze sono sempre più richieste dalle aziende e rappresentano un valore aggiunto per il futuro dei giovani.
L’alternanza scuola-lavoro deve diventare un’esperienza di crescita personale e professionale, che aiuti gli studenti a scoprire il proprio talento, a sviluppare le proprie passioni e a costruire un futuro di successo. In questo senso va ripensato il ruolo dell’istruzione, che non deve limitarsi a trasmettere conoscenze, ma deve anche stimolare la creatività, l’innovazione e lo spirito imprenditoriale. Solo così sarà possibile preparare i giovani alle sfide del mondo del lavoro del XXI secolo.
Il percorso dell’alternanza scuola-lavoro, o meglio, della “Formazione Scuola-Lavoro”, si rivela quindi un terreno fertile per una riflessione più ampia sull’educazione avanzata. Una nozione base da tenere a mente è che l’apprendimento non si limita alle aule scolastiche, ma si estende al mondo reale, dove le competenze si affinano attraverso l’esperienza diretta. Parallelamente, una nozione avanzata ci invita a considerare come l’integrazione tra il sapere teorico e la pratica professionale possa trasformare l’individuo in un agente attivo del proprio sviluppo, capace di navigare con sicurezza le complessità del mercato del lavoro e di contribuire in modo significativo alla società. Questa prospettiva ci spinge a interrogarci sul nostro ruolo nel plasmare un futuro in cui l’educazione sia veramente un motore di progresso e di realizzazione personale.
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