
Pfas e scuole: come proteggere gli studenti dai rischi ambientali
- Nuovo limite di 20 nanogrammi per litro per la 'Somma di 4 PFAS'.
- Il limite per il TFA è fissato a 10 microgrammi per litro.
- Progetto 'One Health' in Veneto sensibilizza sui Pfas.
Il confronto politico sui Pfas, sostanze chimiche perfluoroalchiliche considerate una seria minaccia per l’ambiente e la salute pubblica, ha raggiunto il parlamento italiano. Al centro della discussione vi è un decreto legge volto a stabilire limiti più stringenti per la presenza di queste sostanze nelle acque destinate al consumo umano. Questo intervento legislativo rappresenta, secondo alcune voci, un passo avanti nella gestione dell’emergenza Pfas, ma non mancano le critiche. Si evidenzia, infatti, come i limiti proposti rimangano superiori rispetto a quelli adottati da altri paesi europei, considerati più virtuosi nella tutela della salute dei cittadini.
La questione Pfas non si esaurisce nella semplice definizione di parametri di accettabilità nelle acque potabili. Il parlamento ha discusso una mozione relativa ai Pfas considerata da alcuni osservatori insufficientemente ambiziosa. Questa divergenza di vedute sottolinea la complessità della problematica e la necessità di un approccio integrato che coinvolga diversi settori della società, dall’industria alla ricerca scientifica, passando per il mondo della scuola. La contaminazione da Pfas, infatti, non è un problema relegato alle sole aree industriali, ma si estende a vasti territori, interessando la catena alimentare e la salute delle persone.
Il decreto legislativo 260 ha introdotto un nuovo valore limite per la “Somma di 4 PFAS“, ovvero per quattro molecole considerate pericolose per la salute umana (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS), pari a 20 nanogrammi per litro, un valore uguale a quello introdotto in Germania, ma ben lontano da valori più cautelativi introdotti da altri Paesi come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro).
L’attuale regolamentazione governativa prevede, inoltre, l’introduzione di un monitoraggio per altre molecole della famiglia dei PFAS, note come ADV, prodotte in Italia dall’ex Solvay di Alessandria (ora Syensqo). Per il TFA è stato stabilito un limite massimo di 10 microgrammi per litro (pari a 10.000 nanogrammi per litro).
Il Ministero della Transizione Ecologica e della Sicurezza Energetica è impegnato nella preparazione delle direttive per l’utilizzo di queste risorse e per coordinare il coinvolgimento degli enti pertinenti.
L’attenzione si concentra ora sull’iter parlamentare del decreto, con la speranza che il testo venga migliorato attraverso un confronto costruttivo tra le diverse forze politiche. L’obiettivo è quello di garantire una maggiore tutela della salute pubblica e dell’ambiente, in linea con i principi di precauzione e sostenibilità. La vicenda Pfas rappresenta una sfida complessa che richiede un impegno corale da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini, per individuare soluzioni efficaci e durature.
Alternanza scuola lavoro e rischi ambientali: il caso Veneto
L’alternanza scuola lavoro (ora PCTO), rappresenta un’importante opportunità per gli studenti di acquisire competenze pratiche e di orientarsi nel mondo del lavoro. Tuttavia, questa esperienza formativa può nascondere dei rischi, soprattutto in quei settori industriali che utilizzano o producono sostanze chimiche pericolose come i Pfas. Il caso del Veneto, una delle regioni italiane più colpite dalla contaminazione da queste sostanze, solleva interrogativi importanti sulla sicurezza degli studenti impegnati in stage presso aziende potenzialmente coinvolte.
È fondamentale chiedersi quali protocolli di sicurezza vengano adottati per proteggere la salute degli studenti durante queste esperienze. Sono adeguatamente informati sui rischi a cui possono essere esposti? I curricula scolastici prevedono una formazione specifica sui Pfas, sui loro effetti ambientali e sanitari, e sulle alternative possibili? La risposta a queste domande non è affatto scontata. Molti studenti, soprattutto quelli che frequentano istituti tecnici e professionali, si trovano ad operare in contesti lavorativi in cui la presenza di Pfas è una realtà. È quindi indispensabile che siano consapevoli dei pericoli e che siano in grado di adottare le misure di protezione necessarie.
Il caso Miteni, con la condanna dei manager per avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso, rappresenta un monito per tutti. La persistenza dei Pfas nell’ambiente e la loro capacità di bioaccumulo costituiscono una minaccia concreta per la salute umana. In questo contesto, la scuola ha un ruolo fondamentale da svolgere, non solo fornendo agli studenti le conoscenze teoriche necessarie, ma anche sensibilizzandoli sui rischi ambientali e promuovendo comportamenti responsabili. L’alternanza scuola lavoro deve essere un’esperienza formativa sicura e consapevole, in cui gli studenti siano in grado di tutelare la propria salute e di contribuire a un futuro più sostenibile.

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Iniziative educative e percorsi di sensibilizzazione nelle scuole
Nonostante le criticità evidenziate, non mancano esempi virtuosi di scuole che si sono attivate per affrontare la tematica Pfas. In Veneto, ad esempio, è stato avviato il progetto “One Health”, un percorso educativo che coinvolge diverse scuole superiori con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti sui Pfas e di promuovere azioni concrete per contrastare la contaminazione. Questa iniziativa prevede incontri con esperti, attivisti e la realizzazione di attività pratiche da parte degli studenti, stimolando un impegno attivo nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Il progetto “One Health” rappresenta un modello di intervento didattico che può essere replicato anche in altre regioni italiane. L’obiettivo è quello di integrare la tematica Pfas nei curricula scolastici, fornendo agli studenti le conoscenze e gli strumenti necessari per comprendere i rischi e per adottare comportamenti responsabili. L’educazione ambientale, infatti, non è un optional, ma una necessità imprescindibile per formare cittadini consapevoli e in grado di affrontare le sfide del futuro.
L’esperienza del Veneto dimostra che gli studenti sono ricettivi e interessati a questi temi. È quindi fondamentale creare sinergie tra scuole, aziende, istituzioni e associazioni per promuovere una cultura della sicurezza e della sostenibilità. L’alternanza scuola lavoro può essere un’occasione preziosa per sensibilizzare gli studenti sui rischi ambientali e per formarli a un futuro professionale più consapevole e responsabile. La contaminazione da Pfas rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per ripensare il modello di sviluppo e per promuovere un’economia più circolare e rispettosa dell’ambiente.
Verso una formazione più consapevole e responsabile
La vicenda dei Pfas e il suo legame con il mondo della scuola e dell’alternanza scuola lavoro ci spingono a una riflessione profonda sul ruolo dell’educazione nella costruzione di un futuro sostenibile. Non possiamo più permetterci di ignorare i rischi ambientali e sanitari connessi all’attività industriale. È necessario che le scuole, in particolare gli istituti tecnici e professionali, si facciano carico di questa responsabilità, fornendo agli studenti una formazione adeguata e consapevole.
L’obiettivo è quello di formare professionisti in grado di operare in modo responsabile, consapevoli dei rischi ambientali e in grado di adottare soluzioni innovative per minimizzare l’impatto dell’attività produttiva. L’alternanza scuola lavoro deve essere un’esperienza formativa sicura e consapevole, in cui gli studenti siano in grado di tutelare la propria salute e di contribuire a un futuro più sostenibile. La sfida è complessa, ma non possiamo sottrarci. È in gioco il futuro del nostro pianeta e la salute delle future generazioni.
L’educazione avanzata, applicata all’alternanza scuola lavoro, va ben oltre la semplice acquisizione di competenze tecniche. Significa formare individui consapevoli del contesto in cui operano, capaci di valutare i rischi e di adottare soluzioni innovative per minimizzare l’impatto ambientale. L’educazione avanzata, in questo senso, si traduce in una maggiore responsabilità sociale e in un impegno concreto per la costruzione di un futuro sostenibile.
Cari lettori, immaginate di essere al timone di una barca, pronti a salpare verso un futuro ricco di promesse. La bussola che vi guida è la conoscenza, la vela che gonfia il vento è la consapevolezza. Ma cosa succede se la bussola è difettosa e la vela è strappata? Il rischio è quello di smarrirsi in un mare di incertezze, di non riuscire a raggiungere la meta desiderata. Allo stesso modo, se la formazione che riceviamo non è adeguata e se non siamo consapevoli dei rischi ambientali che ci circondano, il nostro futuro rischia di essere compromesso. Per questo è fondamentale che le scuole si impegnino a fornire una formazione completa e consapevole, che ci renda capaci di affrontare le sfide del presente e di costruire un futuro più sostenibile. Solo così potremo navigare sicuri verso un orizzonte di prosperità e benessere per tutti.
- Comunicati stampa di Syensqo (ex Solvay) su produzione e impatto ambientale.
- Pagina del MASE sull'inquinamento da PFAS e la revisione delle direttive.
- Documento del Senato sul decreto legislativo correttivo qualità acque consumo umano.
- Resoconto della seduta parlamentare sulla discussione delle mozioni relative ai PFAS.
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