Perché l’educazione finanziaria è fondamentale per evitare i rischi economici?

Scopri come una solida conoscenza finanziaria può proteggerti da crisi economiche e migliorare la gestione dei tuoi risparmi.

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  • Secondo la Consob, meno del 50% degli italiani ha conoscenze di base sugli investimenti.
  • Il 60% degli italiani valuta la sostenibilità delle proprie spese, ma solo il 30% utilizza una gestione economica formale.
  • Circa 1.500 miliardi di euro sono fermi su conti correnti con rendimento nominale zero e negativo in termini reali.

La necessità di una maggiore educazione finanziaria

Non è il cigno nero a far paura ora, ma il rinoceronte grigio. È nascosto, pronto a caricarci con forza. L’espressione di una situazione generalmente preannunciata ma spesso ignorata, che potrebbe avere gravi ripercussioni, è calzante. In altri termini, i segnali di una crisi tendono a essere presenti, tuttavia vengono frequentemente trascurati. Come possiamo proteggerci? Aumentando il nostro livello di preparazione e consapevolezza. Questo vale soprattutto nel campo delle finanze.

Lo scorso 20 settembre, durante un evento promosso da Manageritalia Executive Professional all’interno della Rome Future Week, si è affrontato il tema. In apertura, Donatello Aspromonte, vicepresidente dell’associazione, ha enfatizzato quanto sia cruciale acquisire una solida conoscenza finanziaria per far fronte a pericoli come quelli derivanti da mercati instabili, fluttuazioni inflazionistiche e tensioni internazionali. La giornata è proseguita con l’intervento di Massimo Fiaschi, segretario generale di Manageritalia, che ha accolto i partecipanti e avviato un confronto sui problemi che gli italiani incontrano nella protezione dei propri risparmi.

In tempi di forte instabilità economica, l’educazione finanziaria diviene un fondamento essenziale. La Consob ha rilevato che meno della metà degli italiani possiede conoscenze di base su investimenti: la necessità di promuovere un comportamento oculato e responsabile nell’uso del denaro è impellente.

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La delega nella gestione dei risparmi: un’abitudine da rivedere

Carlo Romanelli, presidente di Manageritalia Executive Professional, ha osservato il fenomeno per cui, sebbene i manager siano abituati a delegare la gestione finanziaria delle loro aziende, essi spesso trascurano le proprie finanze personali, facendo troppo affidamento su banche e società di investimento.

Luigi Marattin, deputato del gruppo misto e fondatore dell’associazione Orizzonti Liberi, ha evidenziato la rilevanza dell’intervento politico nella promozione dell’educazione finanziaria. “Nonostante l’approvazione di una norma che introduce l’educazione finanziaria all’interno dell’educazione civica – l’articolo 25 che apporta modifiche alla legge n.92/2019 – il principale problema rimane la carenza di docenti specializzati e la mancanza di adeguati finanziamenti pubblici”.

Marattin ha messo in guardia sull’importanza di una gestione prudente dei risparmi privati, sottolineando come molti italiani tengano vasti capitali su conti correnti non remunerativi, anziché investire in strumenti più efficaci e diversificati. “Il nostro Paese vanta la maggiore ricchezza privata del mondo. Abbiamo 1.500 miliardi fermi su conti correnti con rendimento nominale zero e negativo in termini reali. Troppi italiani privilegiano gli immobili, i BTP o lasciano i risparmi fermi sui conti correnti. Dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sul declino del denaro non investito”.

Renato Loiero, consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha osservato che l’OCSE ha approfondito nel 2022 il tema dell’educazione finanziaria ambientale sul posto di lavoro. Ha anche rimarcato la necessità di affiancare l’educazione finanziaria a quella assicurativa e previdenziale, includendo nuovi sistemi di gestione digitale del denaro e nuove forme di finanza sostenibile.

La cultura (tossica) del risparmio in Italia

La tavola rotonda, moderata da Jonathan Figoli, responsabile del settore Wealth Manager di Manageritalia Executive Professional, è stata inaugurata da un intervento di Paola Soccorso, consigliere presso gli Uffici Studi Economici della Consob.

Secondo i nostri dati, il 60% degli italiani valuta la sostenibilità delle proprie spese, ma solo il 30% adotta una gestione economica formale, come un bilancio personale o un registro delle entrate e uscite, e appena il 10% ha un piano finanziario di lungo termine. Ciò dimostra che, pur essendo un popolo di risparmiatori, molti italiani non hanno una visione strutturata e prolungata della gestione del denaro. Il ricorso a consigli informali di amici e parenti è ancora alto, sebbene sia in calo, mentre cresce l’affidamento a consulenti ufficiali. Oltre il 40% degli italiani pratica il ‘fai da te’, amplificato dalla digitalizzazione. Trovare informazioni finanziarie da fonti non certificate può essere rischioso, specialmente con i social network e influencer inaffidabili. Oltre il 90% ritiene fondamentale insegnare l’educazione finanziaria fin dai banchi di scuola e l’80% la considera utile anche nel contesto lavorativo”.

Elena Cardella, head of GFI Product strategist team in Amundi, ha indicato che il regolatore ha sempre rivolto particolare attenzione alla tutela del risparmiatore finale, ponendo enfasi su maggiore trasparenza e uniformità del linguaggio calibrato sull’interlocutore. Tuttavia, la complessità dei prodotti non è diminuita e gli utilizzatori sono diventati sempre più esigenti. Il panorama delle opzioni continua ad espandersi. Sono essenziali intermediari competenti che sappiano conciliare le esigenze degli investitori riuscendo a bilanciare domanda e offerta.

Per Carlo Melchiorri, docente di Statistica e Analisi dei Dati presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi, “Siamo influenzati da retaggi culturali ancestrali. Tradizionalmente, l’italiano tende a risparmiare e a investire in immobili. La tendenza a comprare immobili e a sottoscrivere mutui ci lega finanziariamente, paghiamo interessi sui mutui e teniamo la casa potenzialmente vendibile senza adottare altre forme di investimento come gli ETF o le azioni. Il comportamento di un giovane di 25 anni che investe in BTP, mira ad acquistare una casa e magari compra dell’oro illustra la grave mancanza di formazione finanziaria”.

Filippo Salone, responsabile Advocacy della Fondazione Prioritalia e delegato consulta ASviS, ha rilevato il ruolo sociale delle imprese nel garantire il benessere dei dipendenti. “Le aziende devono mettere in pratica quanto promesso. Questa coerenza nella governance accresce la motivazione interna, a condizione che la sostenibilità sia integrata in ogni aspetto produttivo. Stiamo assistendo a una nuova crescente attenzione. Un’indagine di Global Strategic Group dimostra che circa l’80% degli americani chiede alle aziende maggiore impegno e attenzione su questioni sociali. L’educazione finanziaria vi rientra e dovrebbe essere integrata nei percorsi scolastici. Secondo uno studio recente della Banca d’Italia, sebbene circa il 40% dei giovani under 35 sia interessato alla finanza sostenibile, solo il 13% possiede effettivamente competenze in quest’area. C’è un divario che dobbiamo colmare. Come possiamo rendere più visibile il rinoceronte grigio? Come disse Tony Blair al momento del suo insediamento, con tre parole: education, education, education”.

Verso un futuro di maggiore consapevolezza finanziaria

Rita Palumbo, vicepresidente Manageritalia Executive Professional, ha evidenziato che ogni piano di educazione finanziaria deve essere fondato su una comunicazione chiara e adeguatamente gestita, con un approccio manageriale tarato su vari segmenti di pubblico. “Se ci portiamo dietro dei retaggi culturali, se esitiamo a investire e temiamo il rischio è perché non comprendiamo i meccanismi. Non si tratta solo di un processo normativo. L’impegno istituzionale assimila nell’allargare concetti semplici, che siano accessibili alle famiglie e non solo agli esperti. La comunicazione finanziaria concerne tutte le attività informative e di trasparenza che un’azienda o un’organizzazione comunica ai relativi interlocutori. Rinforzare la fiducia, la reputazione e la trasparenza nei rapporti tra lo Stato e i cittadini è cruciale. Questa comunicazione deve essere operata da persone ben informate su leggi e prodotti finanziari. Chi comunica informazioni finanziarie deve garantire che ogni pubblico riceva messaggi adeguati. Questo processo è centrale per lo sviluppo culturale del nostro paese. Manageritalia Executive Professional funge anche da osservatorio sul mercato non sindacalizzato, in costante evoluzione. Le divisioni settoriali, come la nuova dei Wealth Manager guidata da Jonathan Figoli, sono create per sfruttare e valorizzare specifiche competenze manageriali e devono mantenere un’osservazione dettagliata su ogni singolo settore. Oggi viene lanciato il verticale dei Wealth Manager, con l’obiettivo non solo della rappresentanza professionale, ma anche di eventi formativi e informativi. Stiamo progettando un tour itinerante in tutta Italia per discutere di queste tematiche. Oggi lanciamo un roadshow che vedrà il nostro impegno nei prossimi 18 mesi”.

Bullet Executive Summary

La crescente instabilità economica e i rischi finanziari globali rendono l’educazione finanziaria un elemento cruciale per il futuro. La recente iniziativa di Manageritalia Executive Professional, presentata durante la Rome Future Week, ha messo in luce l’importanza di una gestione consapevole dei risparmi e l’urgenza di promuovere una cultura del risparmio e dell’investimento responsabile. La delega nella gestione dei risparmi personali, spesso affidata esclusivamente a banche e società di investimento, deve essere rivista alla luce delle nuove tecnologie e strumenti di finanza sostenibile. Inoltre, la politica e le istituzioni devono giocare un ruolo chiave nel promuovere l’educazione finanziaria, soprattutto tra i giovani, per colmare il gap di conoscenze e competenze in questo ambito.

Un concetto base di educazione avanzata è l’importanza della consapevolezza finanziaria sin dalla giovane età. Integrando l’educazione finanziaria nei programmi scolastici, si può preparare meglio la futura generazione a gestire le proprie finanze in modo responsabile e informato. Un ulteriore concetto avanzato è l’adozione di strumenti digitali e tecnologie innovative per la gestione del denaro, che possono offrire nuove opportunità di investimento e risparmio, ma richiedono anche una maggiore competenza e attenzione per evitare rischi e truffe.

In conclusione, l’educazione finanziaria non è solo una questione di numeri e investimenti, ma un viaggio di scoperta e crescita personale. È un percorso che richiede impegno, curiosità e apertura al cambiamento, ma che può portare a una maggiore sicurezza e benessere economico per tutti. Come disse Tony Blair, la chiave è education, education, education.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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